ARTHUR SACK - A.S.6

 

Nel panorama dei progetti tedeschi di velivoli un posto a parte merita l’A.S.6. Fu il frutto di una evoluzione partita nel 39 da un’idea di Arthur Sack che, appassionato costruttore di aeromodelli, aveva sviluppato la sua produzione attorno ad un’idea particolare: l’ala circolare. Lo sviluppo, attraverso modelli di dimensioni sempre maggiori, venne anche sollecitato dall’interessamento diretto dell’allora responsabile del RLM, gen. Udet, che mise a disposizione strutture ufficiali. Dal modello A.S.5, dotato di motore, il progettista elaborò finalmente l’A.S.6, che venne iniziato nel 01/44 a Lipsia presso la Mitteldeutsche Motorwerke, mentre il completamento venne presso la Flugplatz Werkstatt sulla base di Brandis. La costruzione era basata su una struttura ad ordinate e centine in legno, come il rivestimento. La cabina di pilotaggio ( strumentazione, seggiolino, comandi, carrello e capottina abitacolo ) era stata recuperata da un Bf.109B sinistrato, mentre il motore risultava un Argus As.10C-3 da 240hp. ( prelevato da un Bf.108 ) spingente un’elica bipala in legno. Nel 02/44 il prototipo, siglato V-1, effettuò un primo rullaggio di prova evidenziando un timone non sufficientemente robusto e qualche danno strutturale. Successivamente vennero effettuati una serie di test con 5 successive prove di decollo utilizzando la pista stessa di Brandis. Venne evidenziato come le superfici di controllo fossero posizionate in zone d’ombra, prodotte dall’ala circolare. Inoltre si registrò un danneggiamento alla gamba destra del carrello. Venne richiesto un motore oiù potente, ma le esigenze belliche non lo resero disponibile. Venne pertanto deciso di avanzare le gambe del carrello di 20cm., di aggiungere una zavorra di 20kg. al centro e dopo il 3° longherone alare, di incrementare la superficie del timone di 20mm., e di aggiungere una coppia di aerofreni prelevati da uno Ju-88. Vennero effettuate altre 2 prove, sempre a Brandis, e venne registrata una torsione della struttura dovuta al momento di coppia del complesso motore/elica. Nell’attesa di un motore DB più potente, Sack nel tentativo di meglio stabilizzare il velivolo, rientrò in Messerschmitt per studiare e disegnare una versione totalmente nuova ( maggior ala, motore DB.605ASCM/DCM da 2.000hp., elica quadripala, nuovo carrello, nuove superfici di controllo, nuovo timone, ed armamento costituito da 6 cannoni MK.108 ) a cui pose il nome di A.S.7, conosciuto anche come Me.600. Naturalmente arrivò prima la fine del conflitto. Ritornando al velivolo rimasto accantonato a Brandis, vi era da segnalare che nell’estate del 44 giunse su quella base il I/JG.400 con i suoi Me.163. Venne ritrovato il velivolo, ed un pilota, il s.ten. Franz Roszle, volle portarlo in volo, ma durante il decollo si registrò la rottura del carrello e danni alla stessa struttura. I danni registrati furono incrementati a seguito di un attacco aereo alleato alla base nell’inverno 44/45. Il velivolo venne pertanto destinato alla rottamazione con il recupero del materiale utile. Nel 04/45, quando le truppe americane occuparono Brandis, non venne trovato alcun segno del velivolo.

 

Giorgio Dorati

(G.M.S.)

 

Documentazione: Arndt - Schneider/Hartmann – Banyai Riepl – Luft46.

 

Le foto allegate riguardano:

        

1) Il velivolo ripreso a Brandis nel 44, con il carrello provvisorio. Si può notare l’apertura centrale nella struttura alare; 2) Sempre a Brandis con il carrello definitivo ed il motore scoperto

        

3) Vista posteriore che mette in rilievo l’ala circolare; 4) Vista laterale con il motore scoperto

 

 

        

5) Struttura lignea dell’ala circolare; 6) Vista della strumentazione nella sua semplicità

 

 

        

7) Vista frontale in hangar con il carrello provvisorio; 8) Vista frontale con il motore scoperto

 

       

 

9) Disegno del velivolo; 10) Mimetica.